Expecto Patronum

My Kingdom For a Heart, post auto-conclusivo

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Alèkso
Posted on 26/1/2012, 22:28     +1   -1




Alèksiel II - Serpeverde





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Eccomi, ancora qui, solo, desolato, abbandonato, tristemente e rigorosamente evitato, unico e allo stesso tempo stereotipato, terribile e infine innocuo, potente e allo stesso tempo incredibilmente debole, così come il sole bacia la mia pelle nelle mattine d'inverno, donandomi sollievo, la consapevolezza di non essere perfetto sa riscaldarmi il cuore, un misto rinvigorente di passione per la vita e amnesia verso il passato, il giunco di un albero dal quale partire per creare un nuovo ramo, una nuova possibile strada da seguire.

Eccomi, ancora qui, solo, desolato, abbandonato, vivo per essere lo sguardo del cattivo, vigile per l'onore, ma sazio del proprio stesso autocompiacimento, vile di fronte al difficile, incoerente ed incapace di fronte all'ovvio, inconcludente nel cuore, raffinato nella mente, ma allo scopo ultimo di servire se stessa e mai il corpo che la contiene, quanti gesti ancora debbono essere fatti per trovare uno scopo? Quanti sacrifici devono essere compiuti per individuare un senso? Quali strade ancora dovrò conoscere per infine scovare il mio cuore stesso, indolore e ghiacciato?

Eccomi, ancora qui, solo, desolato, abbandonato, guardo gli studenti, eccoli, superbi figli del piacere e della masturbazione congenita mentale, avviluppati in una società che come calda coperta porta a rinchiuderli in una cieca e tacita obbedienza in cambio della loro protezione, il piacere nel vederli addormentati mi rende vivo, rido di loro, della loro stoltezza, del loro modo di essere incapaci di prevedere e intravedere quello che sarà il domani, non mi stancherò mai di ripeterlo, siamo figli di un mondo di mezzo, non abbiamo vissuto nessuna grande guerra o rivoluzione, volgiamo il nostro viso sul guanciale della comodità e quando porgiamo l'altra guancia ad attenderci troviamo solo il morbido abbraccio di piume di struzzo, le nostre stesse piume, perché siamo come gli struzzi infondo, quando abbiamo paura siamo solo capaci di fuggire o ficcare la nostra testa sottoterra fingendo iniquamente la cecità più terribile.

Eccomi, ancora qui, solo, desolato, ma non più abbandonato, mi volgo la mattina verso lo specchio e mi rendo conto che in me, qualche cosa sta cambiando, mutando, divergendo dall'oscura trama disegnata a pennello dalla mia contorta mente, vedo il colorito della mia pelle più roseo e alle volte mi pare quasi di sentire il mio cuore che batte nel petto, forse un illusione, ma piacevole, guardo le stesse scimmie che fino a qualche giorno prima disprezzavo e rido con loro, non più di loro, ma con, cosa mi sta accadendo? Perché improvvisamente volgo il mio volto verso il cielo e sorrido? Cosa trovo di così intenso nell'osservare le stelle per notti insonni interminabili? Perché?

Eccola, ancora li, sola, sorridente raggio di luna e pavida melodia della notte, i boccoli dei suoi capelli sono morbidi petali concentrici di passione, le sue labbra lucide sono pie benedizioni per lo sguardo di un animo dannato come il mio, ma i suoi occhi, di quelli ho paura, li temo con tutto me stesso, perché quello sguardo è l'espressione più terribile dello charme, in grado di distruggermi e ricrearmi, forse è questo quello che mi sta facendo, perché? Mi piace il miele, zuccherato e melenso, l'ho sempre odiato, ma ora mi ricorda i suoi capelli e non riesco fare a meno di sognarli la notte tra le mie mani mentre teneramente le accarezzo la nuca per vederla addormentare tra le mie braccia, ed è vile la mia incapacità di non sapere come dirle e provarle quel che provo, ma cosa provo invero?

Eccomi, ancora qui, non sono solo, sono felice, ho visto il tempo scorrermi sulla pelle lasciandola levigata dal prurito della solitudine, ho tentennato di fronte alla viverna che incarnava in se la metamorfosi dell'autocommiserazione tramutata in morte stessa, ma infine, come un Santo, l'ho trafitta con la lancia della vita e dal suo costato è uscito il suono di una risata dolce che infine ha messo in moto il mio cuore, di cosa si tratta? Amore? Cos'è l'amore? Ancora non lo so, me lo chiedo da anni, come posso amarla? Cosa posso offrirle? Ancora non lo so, nella mia malattia sono a conoscenza di tutto quel che non mi serve, ma una cosa la sto imparando, il bello di vivere, il sonoro movimento del battito di ali di una farfalla e il silenzioso movimento furtivo di un sole che sorge da est, la gioia di esistere.

Eccomi, ancora qui, vivo, sorridente, ho preso una decisione, io non ho un cuore, ma voglio imparare ad amare, prima di tutto però dovrò imparare ad amare me stesso, nei miei difetti, nelle mie mancanze, non dovrò avere paura, la paura uccide la mente, la paura è la piccola morte dei sensi, lascerò che ella mi percuota da capo a piedi e quando cesserà di martoriarmi non rimarrò che me stesso, vivo e consapevole, forse allora capirò cosa vuol dire vivere..amare.

 
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